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185 - Con l'Abate Amedeo Peyron (1785-1870), un po' d'Egitto anche a Cavour

185 - Con l'Abate Amedeo Peyron (1785-1870), un po' d'Egitto anche a Cavour

“Fu amico di Giacomo Leopardi – è stato detto di lui – e scrisse carmi per Napoleone. Grande egittologo, filologo e storico, l’abate Amedeo Peyron fu animatore a livello europeo dell’Accademia delle Scienze di Torino di cui era anche socio, essendo a sua volta socio dell’Accademia di Berlino, di Londra, dell’Istituto di Francia e di altre istituzioni culturali straniere …”.
              
Nato a Torino nel 1785 e dopo aver frequentato gli studi superiori presso il seminario Arcivescovile, sarà allievo prediletto del grande letterato abate Tommaso Valperga di Caluso. Sacerdote nel 1809, nel 1815 salirà in cattedra come professore ordinario di Lingue orientali dell’Università di Torino, di cui diventerà Rettore alcuni anni dopo.
               Consulente del re Carlo Felice, fu tra i primi studiosi e traduttore dei documenti della Collezione Drovetti ordinata nel nuovo Museo Egizio (1824). I suoi studi approfonditi sulla Lingua Copta, di cui pubblicò un lessico e una grammatica, furono determinanti per la decifrazione dei geroglifici egiziani, fornendo agli studiosi europei le loro radici fonetiche.
              Senatore del Parlamento subalpino negli anni 1848/49, nell’ultimo decennio della sua vita soggiornò a Cavour, nella villa appena acquisita dal nipote, l’Ing. Arch. Amedeo Peyron (1821-1903). Qui, per un secolo, sarà conservata la sua preziosa e ricca biblioteca, oggi “FONDO PEYRON DELLA BIBLIOTECA NAZIONALE UNIVERSITARIA DI TORINO”: opere sue originali e una fitta corrispondenza con i grandi della cultura del tempo, ma, soprattutto, papiri egizi di epoca greco-tolemaica e di epoca copta da lui raccolti e studiati, che, grazie alla momentanea ubicazione nella villa di Cavour, saranno salvati dall’incendio della Biblioteca Nazionale del 1904 e dai bombardamenti angloamericani del 1943-45.
              A Torino, dove morì nel 1870, gli è dedicata una via, mentre un monumento lo ricorda nel cortile dell’Università, un busto alla Biblioteca Nazionale, una lapide sulla casa da lui abitata in Via Maria Vittoria e un altro busto al Museo Egizio del Cairo.
              Quest’anno, il Museo Egizio di Torino (secondo per importanza dopo quello del Cairo) compie duecento anni ed è “un insieme di tesori” che la Direzione, per l’evento, vuole integrare con il paesaggio antico dell’Egitto che manca, giardini veri che vivono e paesaggi digitali che li completano “…perché, per la cultura egiziana, tutto quanto era divino, l’aria, l’acqua, il sole,… perché era assoluto il rispetto dell’ambiente”.
             “Il sogno del futuro è quello di un Museo Egizio impossibile – dice ancora il Direttore Christian Greco – un museo cioè che riunisca digitalmente in un’unica collezione tutti i reperti che in duecento anni sono stati portati via dall’Egitto per essere sparsi nei musei tra l’Europa e il Nord America: un qualcosa di enorme che avrà bisogno di una collaborazione globale fra gli stessi musei, ovviamente con un attore principale che non potrà che essere l’Egizio di Torino”, …il museo – aggiungiamo noi – nato due secoli fa con anche la preziosa collaborazione del “nostro” insigne professor abate AMEDEO ANGELO MARIA PEYRON.

 


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