159 - Quella croce sulla vetta della Rocca
Anche Il Diavolo, secondo una delle molte leggende che riguardano la Rocca, arrampicandosi fino lassù, la vide all’improvviso e, scagliandosi contro di essa per distruggerla, precipitò nel dirupo, lasciando sulla viva roccia i caratteristici e noti segni delle sue “ongià” e delle “pianà dij so piotass”.
Ma la croce sulla Vetta della Rocca di Cavour, oltre che far parte delle leggende, è anche un punto di riferimento per le coordinate geografiche (vedi curiosità 41) e una testimonianza importante delle vicissitudini storiche cavouresi.
Inizialmente non era lì: era la croce del campo sabaudo nella zona cosiddetta del Gerbido di Teppa (circa 2 km. da Cavour verso Bibiana, “alla confluenza delle bealere”) dove, nel 1595, fu messo il comando e l’accampamento del duca Carlo Emanuele con il preciso intento di riprendere il Castello della Rocca al Lesdiguières, che se ne era impossessato tre anni prima.
Era una grande croce di legno descritta con grande ampiezza di particolari dal canonico Antonio Corvato in una importante relazione all’arcivescovo di Torino: in questa relazione viene anche descritta la presenza del clero al campo, “numerosa” (oltre trenta addetti) e “morigerata”.
Com’è noto, il 3 maggio 1595, la Rocca e il Castello furono gloriosamente riconquistati ai francesi e fu così che la croce del campo fu portata lassù, in segno di riconoscenza.
Nel 1798, Luigi Matteo BUFFA, 1° Conte del Perrero, già sindaco di Cavour, ripristinando in parte gli spalti diroccati del Castello, “… il 12 febbraio, alle ore 15, pianta una nuova croce sulla Rocca, col concorso di molte persone di rango dei paesi e villa di Cavour…”.
Una richiesta di autorizzazione per “eseguire lavori di allacciamento e illuminazione della croce”, verrà fatta negli anni sessanta del ‘900 dagli allora “AMICI DELLA MADONNA DELLA ROCCA” ai Baroni Maurice, eredi dei Benso di Cavour in quel tempo ancora proprietari, fra l’altro, anche della Vetta della Rocca.