I Paseri o Paserio appartennero ad una discendenza degli antichi Signori della Valle di Stura, precisamente di Quaranta (presso Cuneo) e di Castel Rinaldo (presso Fossano) terra oggi distrutta.
La Valle di Stura era stata concessa dagli Imperatori ai Marchesi di Monferrato, da cui lo tenevano in feudo i Marchesi di Saluzzo e, in retro feudo, “i Paseri”.
I Signori di Quaranta e di Castel Rinaldo, abusando dei loro diritti feudali (in particolare del Diritto di Prelibazione nelle nozze dei sudditi) diedero impulso ad insurrezioni e alla conseguente nascita dei Comuni di Cuneo e di Fossano (sec.XIII).
Alcuni Pasero furono persone di gran conto: i più illustri furono quelli di Savigliano.
Ultimi superstiti dell’antica famiglia furono i Conti di Cornegliano (o Corneliano), oggi Corneliano d’Alba.
Dei Conti Pasero di Corneliano stanziati a Cavour, si hanno notizie fin dall’inizio del 1700, negli atti di fondazione della Cascina Pellice (oggi della famiglia Cavallone) e della Cascina Unione (oggi dei F.lli Sobrero), nel territorio di Babano, rispettivamente degli anni 1710 e 1711.
Sono menzionati anche dei possedimenti alla Paschere, ed infine, dagli atti notarili custoditi nell’archivio comunale, risultano possedimenti di parte dell’Abbazia di S. Maria, dal 1801 al 1848.
Giovanni Peyron, nel suo libro “Cavour, parrocchia e chiese campestri”, fra gli altari della Chiesa di S. Lorenzo nel 1791, attribuisce quello di S. Agata al Conte Pasero, così come la fossa sepolcrale situata di fronte ad esso.
Fra i Pasero di Cavour ricordiamo:
- Carlo Manfredo, Conte di Mentollo (Mentoulles), di Corneliano e di Turina, Sindaco di Cavour nel 1787 e Direttore dell’Ospedale di Cavour negli anni 1787/1788.
- Giuseppe, avvocato, andato sposo a Cecilia della Chiesa dei Marchesi di Roddi e Cinzano, Sindaco di Cavour negli anni 1818-1822, e Direttore dell’Ospedale di Cavour negli anni 1789-1793-1795-1816-1817-1818.
- Carlo, ultimo discendente della stirpe, morto e sepolto a Cavour
Carlo Pasero di Cornegliano nasce a Torino nel 1790.
Da ragazzo, in pieno periodo di occupazione francese, viene messo nel collegio dei Tolomei di Siena, che accoglieva il fior-fiore dei rampolli delle più nobili famiglie del Regno Sardo: è l’epoca in cui tutti coloro in età non minorile sono tenuti a rilasciare dichiarazioni di fedeltà alla Costituzione e giuramento di rinuncia ad ogni contatto con Casa Savoia.
Tornato a Torino, assume il mestiere di filosofo-stoico, dedicandosi gli studi matematici.
Perseguitato da avversità famigliari e da personali malanni, incomincerà un vagabondare che lo porterà prima a Aix Les Bains per cure, poi imprigionato nel Forte di Fenestrelle (1816) per “una affaire sans importance”, a Marsiglia, a Parigi, a Vercelli (dove abitava la sorella Giuseppina), a Milano, dove, per quello che lui definirà sempre “un crime”, sarà condotto a viva forza in una clinica… per “persone distinte ritenute pazze”, infine a Roma, Firenze, Napoli.
A Cavour abita il padre Giuseppe, la madre Cecilia della Chiesa di Cinzano, e due sorelle, Giuseppina e Polissena.
Carlo, pur unico erede dei Pasero, dovrà collocarsi ai margini della società e della famiglia per diversi motivi ed affari che, se pur di scarsa importanza per lui, sono invece molto importanti per la società piemontese della Restaurazione: un duello rifiutato (segno di codardia per la società e per la sua famiglia), le accuse al padre, il quale sfrutta a sua insaputa le sue proprietà a favore delle sorelle (preferite a lui), e che lo obbliga a vivere quasi in miseria, ignorandolo. Inoltre i suoi numerosi scritti su argomenti di politica, economia, legislazione,…, che suscitavano allarme in Piemonte.
E’ stato scritto di lui:
“Figura complessa, di transizione, interessante per la libertà mentale, vissuto fuori tempo, uomo del ’21 che non avrebbe sfigurato più tardi nella scia del “Cavour”, se non fosse morto prematuramente”.
“Uomo con vivacità d’ingegno, varietà d’interessi culturali e sociali al di sopra di quella comune alla classe alla quale apparteneva, e alla media conformistica del paese”.
“Unico erede dei Pasero, un po’ lunatico, malaticcio, dovette collocarsi ai margini della società e della famiglia”.
“Con personalità brillante, indipendenza di giudizio, senza pregiudizi di sorta”.
“Si esprimeva in francese spigliato,…qua e là qualche nota personale di malinconia”.
La dimora abitata dai Pasero in Cavour era in pieno Centro Storico (oggi Palazzo Comunale) e, nonostante ciò, era detestata e non gradita a Carlo che fa trapelare questa insofferenza a lungo e più volte soprattutto nelle lettere indirizzate alla sorella Giuseppina che più gli fu vicina.
Alla morte del padre comunque si ritirerà suo malgrado proprio in questa casa assieme alla madre che gli sopravviverà. Lui vi morirà il 1° febbraio 1845 dopo lunghi anni di mali fisici e mentali.
Sulla lapide sepolcrale (ora affissa al muro di cinta del Camposanto di Cavour dove è situato l’ossario pubblico comunale) si legge:
“ Qui attendono
il novissimo squillo
le ossa
di
Carlo Pasero del Fu Giuseppe
Conte di Cornegliano
ultimo della schiatta sua Patrizia
pio e religioso dalla gioventù
visse anni LVI
morì il I febbraio MDCCCXLV
lacrimato ed in questo marmo
dalla madre
Cecilia della Chiesa di Cinzano
Dalle sorelle
Giuseppa del Carretto di Torre Bormida
Polissena della Chiesa di Benevello
Composto a temporaneo riposo”