Itinerario Naturalistico
1° TAPPA: P.ZZA SAN LORENZO
Partendo da Piazza San Lorenzo si incontra Fontana Romana - Casa Acaja-Racconigi sec. XVI sulla quale una lapide ricorda la c.d. "PACE di Cavour" -.
La pace di Cavour venne sottoscritta a Cavour, nella "Casaforte degli Acaja-Racconigi", il 5 giugno 1561, da parte dei ministri delle valli valdesi del Piemonte e di Filippo di Savoia-Racconigi, rappresentante del duca di Savoia.
Di fronte l'imponente Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo MArtire ed il Campanile. Su disegno dell’Ingegnere Architetto Amedeo Peyron, già consulente di Camillo Cavour e progettista, fra l’altro, dell’Aula Provvisoria del Primo Parlamento Italiano a Torino, dove nel 1861 fu eletto il 1° Re d’Italia, viene costruito quello che è l’attuale Campanile della Chiesa di S. Lorenzo, alto circa 48 metri.
2° TAPPA: Piazza Solferino
Proseguendo per Via Dassano e quindi Via Conte Cavour incontriamo il vecchio Mulino dei Marchesi Benso di Cavour – Bialera dei Mulini - Il Parco del Gerbido - L' Ala del Peso - Villa Peyron - Le Mura Medievali - Vista del "Mori ‘d crin" sulla Rocca
3° “ROCCART”
Dalla Sede degli Alpini si percorre Via Istituto Pollano, si giunge a Villa dei Cuori, ed al Campaniletto(secentesco) ex Chiesa della Concezione quindi alla Scala Santa (69 gradini) ai lati della Scala :
Villa Giolitti (a sinistra salendo) e Sorgente della Fontana Romana di Piazza san Lorenzo (a destra) - dopo 100 mt dal termine della Scala Santa, si giunge al bivio di San Maurizio dove trovate il Parco “ROCCART”. Sculture nei tronchi delle piante morte dell’artista Fabio Moriena.
4° TAPPA: SAN MAURIZIO
da ROCCART, si prende la strada sterrata per giungere in 100 mt. Al Presidio del castello detto di S. Maurizio fiancheggiando le Mura Medievali si arriva a Rocca Nera (di fianco ad una zona naturalistica protetta, per le importanti pitture rupestri), 10 metri in salita sulla strada principale, poi si imbocca subito il sentiero di destra che porta a
5° TAPPA: CA’ ‘D PAJRET
Antica Cava di Pietra con due Grotte
6° TAPPA: VETTA DELLA ROCCA
a fianco delle Grotte una scaletta in peitra porta agevolmente al pianoro che conduce al Ristorante della Vetta e quindi, percoros il cortile alla VETTA della Rocca: Punto Panoramico a 360° h. 462 slm. Con i ruderi del castello – il Pilone Ossario, la statua della Madonna della Medaglia Miracolosa e la tavola della Rosa dei Venti con PANORAMA a 360°.
7° TAPPA: IL TORRIONE
SI scende dalal scalinata dell’ossario sino al piazzale e si imbocca un sentiero che porta al TORRIONE o TORRE DI BRAMAFAN
E’ l’altra punta prospiciente la vetta, con il basamento di una torre di guardia.Punto Panoramico, SI ridiscende sul piazzale per la stradina e si giunge di nuovo al piazzale. Proseguendo per la strada sud si giunge alla curva della fontanella dove nel basamento di pietra si possono ammirare i fori a coppella. Sulla destra un piccolo sentiero conduce ad un pianoro detto “Mori ‘d crin” che domina dall’alto il centro storico di Cavour nella zona del Gerbido,
Dal 24 luglio 2021 è stata installata sul pianoro del TORRIONE è stata installata la BIG BENCH 158, la GRANDE PANCHINA ROSSO GIALLA della ROCCA DI CAVOUR
8° TAPPA: LA TIN-A ‘D PERA
Ritornando sulla strada asfaltata si scende sino alla Tin d pera, era un’antica cascina ora ristrutturata ed adibita a casa privata, prendendo nella curva il sentiero sulla sinistra, si giunge al Ristorante La Grangia e di li si scende sino alla località Cavoretto. Lungo il percorso si incontra la:
8° TAPPA: PERA DLA PANSA O PANSA DLA RÒCA
incisione rupestre (simbolo celtico della fecondità),
Proseguendo la strada si scende sino al piano poi si svolta a destra e dopo 100 metri si incontra il pilone di San Sebastiano con l’affresco del Santo del pittore villafranchese Mattia Fassi. (Pilone reso celebre per essere stato a adottato dalla Casa Editrice Einaudi per la copertina del libro dedicato al Piemonte, nella collana “Storia d’Italia” – “Le Regioni”.)
9° TAPPA: ABBAZIA di Santa Maria (sec. XI) e MUSEO CABURRUM
Percorrendo la strada che costeggia la Rocca si giunge all’Abbazia di Santa Maria. Visita del Monastero, del Museo, della Cripta e della Chiesa
10° TAPPA e conclusione: PIAZZA SFORZINI
Ritornando si può percorrere la pedonale di Via Saluzzo Sino a Via San Sebastiano, quindi Via Conte Cavour per giungere in Piazza Sforzini dove si trova il Palazzo Comunale con i busti di Giovanni Giolitti e del Conte Camillo Benso
L’ Ala Comunale (sec. XVI) mentre a pochi passi (Via Plochiù) vi è la Casa Plochiù dove morì nel 1928 il Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti.
LEGGENDE SULLA ROCCA DI CAVOUR
LA ROCCA E IL MONVISO
Una volta il Monviso non era certamente nel luogo in cui è adesso a fare il gigante delle Alpi Cozie. Era in Africa e faceva parte della catena dell’Alto Atlante. Ma il mitologico Atlante, padrone del luogo, che reggeva sulle sue spalle il mondo, si accorse che il peso che doveva sopportare era alquanto sbilanciato proprio dalla mole del Monviso e, stanco, decise di scacciarlo, ordinandogli di trovarsi un altro posto. Lui, il Monviso, dovette obbedire con molto dispiacere perché lì, in Marocco, al calduccio, si trovava proprio bene. Si mise in cammino, e, cammina cammina, arrivò in un luogo che gli piacque molto: era il regno del Re Cozio. Vi erano già altre montagne e, chiesto il permesso al padrone di casa, decise che si sarebbe fermato proprio lì. Prima di prendere posto però, rilassato dalla grande tranquillità della pianura, decise di fare… un bisognino (eh anche i grandi hanno di bisogni!). Nacque così la Rocca di Cavour.
GIOVE ED IL GIGANTE BRAM
Nel regno dell’Olimpo, un giorno un gigante di nome Bram osò importunare una dea che era al centro dell’attenzione di Giove. Questi, adiratissimo, staccò la cima di un monte e la scagliò contro il gigante che fuggiva nella pianura sottostante. Nacque così la Rocca di Cavour. Il gigante sopravisse per molto tempo sotto la roccia che era cava, facendo di tanto in tanto i suoi lamenti. Per questo, secondo la tradizione, un’antica torre della fortezza che sorgeva sulla cima della Rocca è stata denominata “Torre di Bramafam”, per ricordare cioè Bram che aveva fame.
IL DIAVOLO E LA GERLA
Diverse migliaia di anni fa, il Diavolo in persona transitava baldanzoso a piedi dalle parti di Cavour: portava con sé, in un grande sacco nero, le anime dei dannati che avrebbe condotto all’Inferno. Nel sacco si agitavano con gran subbuglio ipocriti, avari, violenti, sfruttatori, ficcanaso, bugiardi e malvagi di ogni tipo. Anche le potenze demoniache possono distrarsi: fatto stà che Lucifero inciampò sul terreno viscido e cadde rovinosamente a terra. Il contenuto del pesante fardello si rovesciò al suolo e gli sfuggì: si trattava di anime talmente indurite dalla crudeltà che si coagularono formando la mitica Rocca di Cavour, solida ed inattacabile, capace di sfidare il passare del tempo e l’imperversare delle intemperie.
IL DIAVOLO E LA PERPETUA (testo originale in piemontese-traduzione ridotta)
Un odore da far rinascere i morti si spargeva per tutta la caverna umida e scura, intanto che la perpetua era in faccende attorno ad un pentolone grosso come una vasca da bagno. Stava preparando la cena al suo padrone che, per la grande pianura, bruciato dal sole, attraverso boschi e campi, sempre arrabbiato e sempre pieno di fame, tornava dopo una giornata di lavoro che gli fruttava sempre un grosso sacco di anime dannate. Ed ecco che, con grande tremore di tutta la caverna, “Bërgniff” (nome del diavolo in piemontese) rientra a casa, butta malamente in un angolo le sue nuove vittime e si getta sul piatto di minestra fumante con l’appetito che si può immaginare. Ma alla prima cucchiaiata si alza forte un grido: la minestra era bollente e il diavolo si brucia la bocca. Furioso si scaglia contro la perpetua che fugge, e, per fermarla, le lancia dietro un masso enorme che si ferma proprio vicino al villaggio di Cavour. Nasce così la Rocca di Cavour. Il vento, che dal Monviso veniva giù verso la pianura, notò quella grande rocca solitaria e incominciò a portarle ogni volta un regalo nuovo: semi di fiori e di piante, colori e profumi di frutti. In poco tempo il grande masso solitario fu tutto ricoperto di verde, e il diavolo, che aveva da lontano il cambiamento decise di fare un sopralluogo per vedere che cosa era successo. Si arrampicò sulla vetta della Rocca ma, giunto là, vide la grande croce che lo fece indietreggiare paurosamente fino a farlo precipitare nel burrone. Le tradizionali “ongià dël diao” (unghiate del diavolo) che ancora oggi si trovano sulla Rocca e che in realtà sono delle particolari incisioni rupestri del 3°/4° millennio a.C. sono i segni lasciati dalle sue unghie nel tentativo di aggrapparsi alle rocce quando stava appunto precipitando.
… a j’è CAVOUR famôs për la sôa ROCA
s’la qual ij vej a côntô ‘na storia bin fabioca,
che ‘l Diaô a l’à campaje apress a la serventa
un dì che chila a l’à servie la mnestra trop bujenta!