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173 - Il 25 aprile (Anniversario della Liberazione) e la Resistenza

173 - Il 25 aprile (Anniversario della Liberazione) e la Resistenza

(Vista e vissuta da Antonio Giolitti in "Lettere a Marta - Ricordi e riflessioni" - 1992)

… “RESISTENZA” non è un vocabolo usato per convenzione: effettivamente la motivazione unificante della partecipazione alla guerra partigiana fu a mio giudizio, sulla base della mia esperienza e dei sentimenti che spontaneamente udivo esprimere intorno a me, quella della VOLONTA’ DI RESISTERE al nemico nazifascista in quanto tale (non in quanto nemico di classe) e alla tentazione di fuga nelle tenebre. Due concomitanti RESISTENZE. Non subire, non sottomettersi, non fuggire. Questa secondo me è stata la MORALITA’ collettiva, unificante della Resistenza, almeno per quanto riguarda la componente della GUERRA PARTIGIANA. Questa pure è una denominazione non convenzionale, insieme con quella di “guerra di liberazione”. Il fine comune, dominante, era quello della LIBERAZIONE dal tiranno e dall’invasore; il mezzo, quello del combattimento come volontari, per una scelta di libertà anche nel modo, cioè non per arruolamento in un esercito regolare. Ecco: libera scelta, liberazione, libertà e dignità del partigiano, questi mi sembrano gli ingredienti che costituiscono la moralità della Resistenza per quanto riguarda i combattenti…

                … Era la decisione di rischiare la vita pur di salvare la propria dignità morale; di obbedire, cioè, all’imperativo Kantiano: “Summum crede nefas animam preferre pudori et propter vitam vitae perdere causam” (“considera una somma empietà anteporre l’esistenza all’onore e perdere lo scopo della vita per la vita, ndr). Letteralmente. E’ una scelta che poi sempre ti accompagna e ti guida…”.
                Antonio Giolitti (1915-2010), nipote del grande statista, a Roma (dove nacque), ma anche a Torino e soprattutto a Cavour (dove trascorrerà per tutta la vita le vacanze estive nella Villa alla Rocca), frequentò amici antifascisti, in prevalenza di orientamento comunista. Denunciato e arrestato, dopo l’8 settembre prese parte alla guerra partigiana nelle formazioni garibaldine delle zone di Cavour, Barge, Valle Po e poi nelle Valli di Lanzo, dove fu anche ferito.
                Fu deputato del PCI, dal quale, nel 1957, si dimise, anche per il dissenso all’intervento militare sovietico in Ungheria, passando successivamente al partito socialista.
                Cittadino Onorario di Cavour, l’On. Antonio Giolitti intitolò simbolicamente il suo libro alla nipote Marta, che, con insistenza, lo esortò più volte a seguire l’esempio dell’illustre avo scrivendo un libro di memorie: “esercizio letterario difficilissimo l’autobiografia…” dirà lui, pensando poi di raccogliere ricordi e riflessioni sulla sua vita politica come se si mettesse a scrivere delle lettere, magari proprio da Cavour, dove effettivamente si trovava e da cui sentiva venirgli lo stimolo più profondo.

 

 


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