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153 - La morte di S. E. Giovanni Giolitti a Cavour

153 - La morte di S. E. Giovanni Giolitti a Cavour

Erano le ore 1,30 di martedì 17 luglio 1928.

La sera del 16 luglio - scrivono i giornali d’epoca – era calata senza un alito di vento che portasse un po’ di refrigerio e all’improvviso l’aggravamento, atteso ma rapidissimo…il dottor Aluffi e il teologo Filippi che accorrono…. Il viso del defunto è profondamente dimagrato e sbiancato. Il segno della morte si incide ma non guasta i lineamenti del volto che spicca appena fra i cuscini. La mancanza di sofferenza fisica non ha sconvolto la fisionomia e il trapasso è stato piuttosto un lento mancare…”

Dopo aver tanto primeggiato, Giovanni Giolitti muore, “…senza pose tragiche, da modesto borghese, fedele alla tradizione subalpina dei vecchi liberali del suo paese, in quella fede nella quale era nato ed era stato allevato”.

Immediatamente ne viene fatta comunicazione all’aiutante di campo del Re, all’aiutante di campo del Principe Umberto, al Capo di Governo, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera e alle altre Autorità dello Stato.

L’atto di morte viene redatto con la testimonianza del geometra Cav. Carlo Perassi, amico di famiglia.

“La gente venuta all’alba al mercato di Cavour – si leggeva su LA STAMPA – ha diffuso subito la notizia in tutti i paesi limitrofi e, anche se ormai era attesa, ha destato viva impressione dappertutto. Durante il mercato qualche centinaia di popolani, tra una commissione e l’altra, si è recato in via Plochiù, a dare uno sguardo al portone socchiuso della casa dove “Sua Eccellenza” non è più. Il Municipio, aprendo gli uffici in anticipo, ha esposto la bandiera a mezz’asta e abbrunata di crespo, e così pure gli altri edifici pubblici. Una ventina di piccole bandiere abbrunate sono state esposte alle finestre delle case private del centro. In via Plochiù, appena giorno, è stato sospeso il traffico, e un servizio imponente di P.S. e carabinieri stazionano in permanenza per far rispettare le disposizioni di riguardo all’abitazione dell’illustre estinto…”.

I funerali si svolgeranno il giorno dopo, mercoledì 18 luglio. La legione degli Allievi Carabinieri di Torino, un migliaio circa, presterà servizio d’onore. La carrozza funebre sarà scortata da valletti della Camera in costume e seguita da personalità e rappresentanze; il Duca di Bergamo, in rappresentanza del Re che aveva inviato una magnifica corona, il Prefetto di Torino, il Senatore Facta per il Senato, l’On. Guglielmi per la Camera dei Deputati, i senatori Peano, Colosimo, Faelli, Croce, ecc.

La cerimonia funebre sarà compiuta dal parroco, Teologo Filippi, che già aveva portato allo Statista la benedizione del Pontefice.

Tutt’intorno una grande folla riverente e “…un assorto stranito silenzio, un qualcosa di clandestino che i buoni cavouresi non riusciranno a dimenticare”.

Con un telegramma, così il Re aveva espresso le sue condoglianze ai familiari: “VIVAMENTE ADDOLORATO PER LA NOTIZIA DELLA MORTE DELL’ON. GIOLITTI, ESPRIMO LE MIE PROFONDE CONDOGLIANZE, RICORDANDO L’INTENSA PARTE CHE L’ULLUSTRE ESTINTO EBBE A PRENDERE COME MEMBRO E CAPO DEL GOVERNO ALLA VITA POLITICA NAZIONALE. VITTORIO EMANUELE”

Com’è noto, Giovanni Giolitti riposa nella tomba di famiglia a Cavour dove il 17 luglio scorso, a novant’anni esatti dalla sua morte, per iniziativa dell’Associazione di Studi Storici a lui intitolata, gli è stato reso doveroso omaggio con una cerimonia di cui si è parlato anche nell’Aula del Senato nel corso della seduta pomeridiana.


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