183 - La Scala Santa di Cavour
“… alzando gli occhi, ricordo che un brivido mi corse per la schiena: avanti a me si drizzava ripidissima una scala di pietra sbonconcellata dal tempo, prima tappa di una stradina che salendo a zig zag, infossata fra i castagni, porta alla cima di una montagnola chiamata la Rocca,… ricordo l’attimo di smarrimento credendo di dovermi arrampicare per quella scala, con i miei tacchetti, dopo una lunga notte di viaggio…”
E’ la descrizione che fa della cosiddetta Scala Santa di Cavour Elena D’Amico, allora futura sposa di Antonio Giolitti, in visita per la prima volta (nel 1939) alla Villa della Rocca.
In effetti, con i suoi 69 gradini, la nostra Scala Santa è forse una delle più lunghe esistenti in Italia e nel mondo.
Costeggia il muro di cinta di una delle proprietà cavouresi della famiglia del grande Statista e, con essa, è parte integrante del Parco Naturale della Rocca.
“Le cosiddette scale sante – si legge su wikipedia – vogliono rappresentare, secondo la tradizione, la scala salita da Gesù per raggiungere l’aula dove ha subito l’interrogatorio di Ponzio Pilato prima della Crocifissione.”
In Italia ne esistono a decine, da Mantova a Napoli, da Siena, Torino, Fabriano, a Brambate e Reggio Emilia, dalle province di Salerno, di Verona, di Frosinone, di Viterbo, di Pavia, di Teramo, di Trento, di Ancona e di Cremona, a Prato, al Sacro Monte di Varallo Sesia, etc…
La più celebre e visitata, meta di pellegrinaggi da parte dei cattolici, è quella che si trova a Roma e che fa parte di un complesso denominato “PONTIFICIO SANTUARIO DELLA SCALA SANTA” comprendente fra l’altro la Cappella papale di San Lorenzo, nelle immediate adiacenze della Basilica di San Giovanni in Laterano: un insieme di 28 gradini di marmo bianco rivestiti da una protezione in legno.
A Cavour, in passato, la devozione ne ha fatto il punto di partenza per la tradizionale Via Crucis sulla Rocca.
Ripulita e riordinata negli anni 2004/2005 insieme con la scalinata del Pilone della Vetta, verso la fine dell’anno 2008, ha rischiato di essere seriamente danneggiata da una serie di frane e smottamenti che si sono verificati anche su quel versante della Rocca in seguito alle violente e incessanti piogge che hanno colpito tutto il Piemonte.
Nel 1914, in una ode al Carnevale in lingua dialettale del farmacista cavourese Luigi Lotezzano, la troviamo così citata:
“Dai pé dla scala santa
Giù fin-a a la stassion
O quanta gent, o quanta!
Che mond, che animassion,
e jé ‘d cò ‘n gran traghet
Su dal Gèrb a Cavoret!
Canté, balé, crié,
evviva ‘l Carlevé,
ste’ tuti ‘d bon umor,
VIVA, VIVA CAVOR!...
……………………………….