115 - Cavour, due passi in una lunga storia da "Itinerari in Piemonte, città d'arte a porte aperte” (1997)
“Camminando sui sentieri della Rocca qui a Cavour
sembra ancora di sentir aleggiare gli spiriti delle
divinità celtiche che in questo luogo pieno di fascino
ma anche di mistero devono sicuramente aver
abitato,scalzate poi da quelle romane, che a loro
volta furono per sempre allontanate dal Dio dei
cristiani che venne a prendere dimora nella fascinosa
cripta dell’antica Abbazia. Si “calpesta” molta storia
quando si cammina per Cavour e nelle sue
campagne. La storia è già implicita nel nome, reso
celeberrimo dal Conte Camillo; ed è piena di episodi
tragici, di assedi, terremoti ed alluvioni.
Lo spirito dei Cavouresi è sicuramente di quelli tosti , e
lo rivela la storia recente di questa cittadina, ormai
un punto di riferimento della grande agricoltura
piemontese, famosissima non solo per le mele; e
della gastronomia , che qui si esalta nei sapori,
incredibili di certi ristoranti, o di quel lardo al
rosmarino e di quel bollito di bue che solo qui è
possibile trovare.
Ogni volta che vi si torna, qui si viene accolti da
qualche nuova proposta, come l’ultima, che è l’invito
a venirci in bicicletta, a pedalare per la campagna
scoprendo chiesette e cappelle, paesini che sanno di
terra e di profumo buono di letame, anche se
attorno hanno le fabbriche delle nuove generazioni
di industriali. Proprio in bicicletta si scopre il potere
rilassante che ha sul visitatore questa città che
propone le sue tante storie ammorbidendole con la
sua luce un po’ strana, che illumina le vie ariose, e
viene riverberata dalle lose in pietra di quei tetti che è
uno spettacolo osservare dalla cima della Rocca. E si
capisce perché Giolitti, che teneva villa in paese e ci
veniva spesso, pur potendo scegliere grandi
mausolei, qui ha voluto venire a dormire per
l’eternità. E il suo sonno sicuramente, tra queste
atmosfere dove anche le divinità celtiche, pagane e
cristiane devono spesso godersi tutte insieme il fresco
di un “topia” bevendo un bicchiere di quello buono,
gli deve essere straordinariamente lieve.”