114 - 1561: A Cavour il primo atto di tolleranza religiosa nella storia dell'Europa moderna
Il Professor Luigi Firpo (1915-1989), professore di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Torino, nel 1978, in un articolo su “La Stampa”, scriveva fra l’altro: “…Mi piacerebbe tornare su una quieta piazza di Cavour, dove sorge una casa dimessa, quasi rustica, che però, sotto l’intonaco posticcio, dietro le finestre anonime, tradisce una nobiltà umiliata ma non cancellata del tutto... Era una casa- forte degli Acaja e fra quelle mura si celebrò un evento storico di incalcolabile portata: la firma della pace tra Emanuele Filiberto e i Valdesi, il primo riconoscimento solenne dell’inviolabilità della coscienza religiosa contro l’invadenza del potere politico, il primo atto di tolleranza nella storia moderna ed un grande giorno nella storia della libertà...”
Si tratta della cosiddetta PACE DI CAVOUR (O TRATTATO DI CAVOUR) del 5 giugno 1561 (data peraltro da taluni contestata per le diverse trascrizioni del mese sui tre manoscritti superstiti conservati all’Archivio di Stato di Torino: lugno, zugno o luglio?), sottoscritta a Cavour, nel Palazzo detto comunemente “degli Acaja”, dal plenipotenziario del duca di Savoia Emanuele Filiberto costretto a venire ai patti con gli invincibili dissidenti valdesi, da anni maestri della guerriglia nelle zone impervie dei loro nascondigli di montagna.
Il trattato è originariamente intitolato: “ Capitulazone seguita tra Filippo di Savoia, signore di Racconigi, et gli abitanti nelle valli di Luzerna, con la concessione di diversi Privileggij”.
Consiste in 22 articoli in cui il duca riconosceva ai valdesi il diritto di praticare la loro religione in forma pubblica, all’interno di un territorio che diverrà in seguito quello delle valli Valdesi (Val Germanasca, destra orografica della Val Chisone, val d’Angrogna e Val Pellice oltre la Torre).
“ Non si trattava naturalmente di piena libertà religiosa nello stato – si legge su un comunicato della Società di Studi Valdesi del 1998 – ma, per la prima volta nella storia europea, proprio in Piemonte ( e non è senza importanza rilevarlo) veniva superato il principio del “cuius regioeius religio” stabilito ad Augusta nel 1555…”
Di fatto, allora, la religione doveva essere per tutti quella del principe.
Il Trattato di Cavour sarà seguito appena sei mesi dopo, da un trattato simile, in Francia, l’Editto di Saint Germain e poi da quelli di Amboise (1563), di Saint Germain II (1570), di Boulogne (1573), di Beaulieu (1576), di Poitiers (1577), fino a quello di Nantes (1598).
Per ricordare l’evento, nel 1998, il Comune di Cavour in collaborazione con la Società di Studi Valdesi e le Pro Loco locali ha provveduto a collocare sulla facciata dello storico Palazzo una lapide su cui si legge:
QUI
IL 5 GIUGNO 1561 FILIPPO DI SAVOIA
RACCONIGI A NOME DEL DUCA DI SAVOIA E
I RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE VALDESI
STILARONO L’ACCORDO DETTO
“DI CAVOUR” PRIMO ESEMPIO DI LIBERTA’ RELIGIOSA
NELL’EUROPA MODERNA