138 - Il soldato Carlo Morero e il menù della guerra (sul Carso)
C’era anche la musica che precedeva il banchetto e che viene paragonata a quella dei più distinti maestri d’Italia, con un’orchestra e strumenti di ogni genere: colpi da 75, 105, 280 e via di seguito.
E poi c’era la festa con scelto menu a base di piatti di obici da 105, bombe a mano con contorni di gelatina esplosiva, pasta al sugo con schegge di granata, infine confetti di shrapnel, biscottini di piombo, rinfreschi di pioggia, fango, lampi e tuoni, profumi di gas asfissianti che invitavano a danzare con la maschera al muso.
Alla sera poi, grande spettacolo di fuochi artificiali, lancio di razzi, shrapnel e “compagnia brutta”.
Questo è quanto era descritto in una lettera arrivata dal Carso, l’altopiano che si affaccia sul Golfo di Trieste e che confina con la Slovenia e la Croazia. Lì trovarono la morte in combattimento o per ferite riportate in combattimento diversi cavouresi, fra cui il soldato Carlo Morero, classe 1886, e, a distanza di un anno, anche il fratello Luigi, classe 1896 (sergente 44° Compagnia mitraglieri), Medaglia d’Argento al V.M.
Il “Corriere di Saluzzo” del 18 novembre 1916 così riportò la notizia della morte di Carlo:
“Sul Carso (a Monfalcone, ndr) è morto da prode il soldato Morero Carlo del 140° Fanteria, 5° Compagnia. Le relazioni di commercio lo avevano reso ben noto nella vostra città, ove contava numerosa clientela, che ammirava la perizia della sua professione, la bontà e l’onestà del giovane e simpatico lavoratore. Soldato, aveva sempre compiuto lodevolmente i suoi doveri, coronandoli col sacrificio supremo della sua vita di fronte al nemico. Egli, forte, buono, quasi presago della sua morte, il 25 ottobre, al suo amico signor Martino, mestamente ricordava i cari lontani e scriveva: “Non so, ma se Iddio vorrà verrò a trovarla a Saluzzo: spero che questa mia la troverà in salute e per mezzo di essa, mentre lo posso ancora, le invio i miei saluti estensibili a tutti gli amici e reverendi di mia cara conoscenza”.
La lettera e i saluti non erano recapitati ancora, che il dispaccio d’ufficio annunziava la sua dolorosa e insieme gloriosa morte. Memori del caro caduto, addolorati anche noi profondamente, interpreti del pensiero di tanti amici che lo ricordano e lo piangono, inviamo alla Famiglia sincere condoglianze”.
A Monfalcone cadrà anche Enrico Toti, romano, famoso già prima del conflitto per le sue imprese ciclistiche su lunga distanza, nonostante la mancanza di una gamba. Arruolato tra i bersaglieri morirà dopo aver lanciato la gruccia verso il nemico austriaco.