176 - Alle porte di Cavour, il mausoleo abbandonato dei De Sonnaz
“Il sepolcreto – scriveva Dario Poggio su “Voce Pinerolese” del novembre 2019 – è dislocato in una sottile lingua di territorio che si insinua tra i comuni di Cavour e Villafranca e che dipende catastalmente dal Comune di Barge….”.
“… con sfondo la Rocca di Cavour e la maestosa catena delle Alpi – scriveva anche il canonico Giuseppe Levrino – tra le cascine dei Verduni e dei Tonsi: in mezzo a tanta solitudine, nel suo slancio ed eleganza, sembra quasi una magica apparizione…”.
In perfetto stile gotico, nella descrizione del 1953 di Stefano Grande in “Gli 800 anni di storia di Villafranca Piemonte”, risulta che era sormontato ai lati da quattro torrette coniche e con banderuole e le armi di famiglia. L’entrata principale era fiancheggiata da quattro bellissime colonne di marmo bianco sormontate da capitelli scolpiti e fiancheggiate da due nicchie vuote, anch’esse contornate da colonne di marmo scolpito. La chiesetta era suddivisa all’interno da due reparti (per il pubblico e per il celebrante) sormontati da un soffitto a cassettoni di pregiatissima fattura degno di una reggia e con un altare grigio. C’erano artistici candelabri in bronzo con lo stemma di famiglia, un grande crocifisso pure in bronzo e, posati alle pareti, c’erano labari, bandiere, nastri e corone funebri in metallo (alcune offerte dai Sovrani).
E c’era un busto di “fattura accuratissima” (con la firma dello scultore Garin, 1868) rappresentante una gentildonna con medaglione e l’effige del generale ETTORE DE SONNAZ, vincitore di Pastrengo: forse la moglie Maria Teresa Gallone?
Al centro del pavimento, su una grande lastra marmorea, era raffigurato lo stemma della famiglia.
Generali, eroi del Risorgimento, senatori e ministri del Regno si annoverano numerosi nella famiglia GERBAIX DE SONNAZ: originaria della Savoia, quando questa sarà ceduta alla Francia nel 1860, spingerà i componenti di un ramo della famiglia stessa ad assumere la cittadinanza piemontese, stabilendosi a Villafranca Piemonte.
In queste terre ottenute in “feudo nobile” dal Principe Giacomo di Savoia-Acaja già dal 1363, i DE SONNAZ, verso la fine del 1800, faranno edificare dall’Ing. VESMI – nella zona di Cantogno – questo monumento - sepolcreto che avrebbe dovuto rappresentare (secondo quanto scrisse Enrico Grande) il primo elemento di un insediamento contadino, poi di fatto mai concretizzatosi.
Scriveva ancora Stefano Grande nel 1953: “…delle tombe non si vede segno, né indicazione o iscrizione, e nemmeno un nome! Tre di esse – forse le sole occupate? Ndr – risultano murate per lungo, nella parete a sinistra dell’altare e precisamente quella del Generale GIUSEPPE (1828-1905), quella del Ministro CARLO ALBERTO, morto nel 1920 e quella della Contessa MARIA AVOGADRO DI COLLABIANO, vedova di quest’ultimo, morta nel 1931”.
I dati gli furono suggeriti da chi assistette alla collocazione dei feretri.
E sempre nel 1953, così concludeva amaramente Stefano Grande: “…si esce dal Mausoleo veramente desolati per l’abbandono in cui è lasciato il Monumento, nonostante tanta arte, tanta storia e tanta ricchezza, senza un’epigrafe o un nome almeno che individui così gloriosi e benemeriti artefici delle fortune della Patria”.
Mentre nel 1995, in uno dei tanti articoli giornalistici (che si susseguiranno nel tempo e che daranno voce a diverse segnalazioni allarmate dei lettori) si leggeva che il Mausoleo sarebbe stato inserito nei percorsi Ciclostradali in preparazione da Provincia di Torino e Comuni della pianura pinerolese , nel 2005, dalla “Nota alla Schedatura del Bene Immobile” del Censimento Guarini per “L’individuazione , Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali Architettonici nell’ambito comunale”, viene riportato quanto segue:
“Per l’inusuale effetto prodotto nel paesaggio circostante e la fine architettura, dovrebbe essere interamente restaurato e reso accessibile, in quanto il monumento rappresenta un elemento radicato nella storia sociale, economica e delle abilità costruttive locali”.
Nella foto Il Mausoleo come era nel 1993 (foto di M.Grazia Turina)