171 - Lo stemma di Cavour: la storia e il "giallo" dei colori
“L’uso dello Stemma, quale distintivo emblematico, - scriveva Elio Biaggi nel 1987 – deriva da un lato dalle insegne militari di gruppo usate nell’antichità e nel primo medioevo europeo, e dall’altro, dalle meno comuni ma ugualmente importanti insegne personali…
Queste insegne, dopo il sec. XII, regolarono con i princìpi dell’Araldica nello spirito della Cavalleria medioevale, i modi secondo i quali lo stemma si forma, si usa e si trasmette. Il diffondersi dell’uso dello Stemma Gentilizio, portò alla creazione e all’adozione di Stemmi e Gonfaloni Comunali in conseguenza delle affermazioni di autonomia dei Comuni rispetto alle famiglie a cui precedentemente erano totalmente assoggettati…”.
Una prima disciplina organica statale, che stabilisce alcune norme degli stemmi gentilizi negli stati sabaudi, compare nel 1430, mentre nel 1597, un nuovo editto proibisce di avvalersi “dell’Arme Nobili” senza averne il privilegio Imperiale o quello di S.A.R.
L’editto col quale però, venne finalmente stabilita negli stati sabaudi al di qua dà monti una regolamentazione e procedura ufficiale per gli stemmi gentilizi – continuava Elio Biaggi – fu quello di Torino emanato da Carlo Emanuele I e datato 4 dicembre 1613 “sopra l’uso delle Insegne e Arme Nobili e sopra le liti e differenze che possano insorgervi”.
E’ a questo consegnamento d’arma che, fra le circa novanta comunità grandi e piccole aderenti alle disposizioni, risulterebbe anche CAVOUR, che, secondo il barone Antonio Manno (Bibliografia storica degli stati della Monarchia di Savoia) presenta uno stemma palato d’argento e di rosso, confermato nel controllo generale voluto da Vittorio Amedeo II nel 1686.
Sempre il Manno, però, cita un alias palato d’argento e di nero, e nel 1884, un d’argento a tre pali di verde (?)… proprio così, con il PUNTO INTERROGATIVO!
Per la cronaca, l’uso degli stemmi gentilizi era stato abolito dalla Rivoluzione Francese e ripristinato dopo la Restaurazione.
Nel 1869 era nata la Consulta Araldica e, dal 1928, dai Podestà della Provincia e dalla stessa Consulta vengono indirizzati anche a Cavour richiami ai regolamenti per riconoscimenti o concessioni nuove di stemmi e gonfaloni.
E’ in questo scambio di corrispondenza (interrotto dalla 2° Guerra Mondiale) che il “giallo” dei colori del nostro stemma continua: dai “tre pali di verde in campo d’argento” ai “tre pali di rosso in campo giallo” ai “tre pali di oro in campo rosso”, provocando anche una diffida da parte della Prefettura che aveva individuato un presunto uso dello stesso stemma da parte di altri… “data la troppa semplicità del soggetto, araldicamente ineccepibile, ma che richiederebbe un qualche elemento in più, atto a individuarlo nettamente da altri emblemi araldici”.
Con l’entrata in vigore della Costituzione (1948), i titoli nobiliari delle Famiglie non saranno più riconosciuti (esclusi gli “enti morali” di cui fanno parte i comuni) e sarà la legge a regolare la soppressione della Consulta Araldica.
Nel novembre del 1996, in seduta consiliare a Cavour si era deliberato per la realizzazione del nuovo stemma e gonfalone “di rosso a tre pali di oro” (senza l’elmo), facendo richiesta d’approvazione a Roma.
Sono questi i colori che il nostro Comune ha fatto suoi definitivamente, “sono i colori di Roma” diceva il nostro compianto Franco Zavattaro, sono i colori che compaiono anche nel vecchio stemma sulla facciata del Municipio, restaurato nel 2019 per iniziativa di Dino (BUFFA) in collaborazione con Bruno (FUSERO) e Rino (FORNASA), sicuramente realizzato a fine Ottocento/inizio Novecento da uno dei nostri valenti fabbri.
Nel 1938, il nostro stemma, era stato richiesto da Torino per una serie di stendardi rappresentanti i comuni del circondario, da mettere in Via Roma per la venuta del Duce in città. La stessa cosa aveva fatto Pinerolo, sempre nel 1938.