Dal Giappone un elogio a Camillo Cavour e al Risorgimento
L’elogio compare sulla lettera di un piemontese residente a Tokyo, che, nel 1993, risponde al Presidente dell’Associazione Piemontesi nel mondo, Sig. Michele Colombino, che lo invitava a partecipare alla 1° Festa del Piemonte a Cavour nello stesso anno.
La lettera in copia è custodita nell’archivio del Gruppo di Ricerca Storica della ProCavour.
“Caro Presidente,
è stato con grande piacere che ho appreso la notizia della Festa del Piemonte a Cavour. Ad essa do la mia adesione. Per me, patriota e perciò uomo moderno (son vissuto in tre continenti e tutti i popoli da me conosciuti sono composti da patrioti) il nome di CAVOUR simboleggia tanto di quello che vi è stato di grande e brillante nella storia della nostra Patria, cioè il Risorgimento, che io faccio iniziare nel 1821 e durare almeno fino al 1918. CAVOUR seppe in pochi anni realizzare non solo l’Unità d’Italia ma la fondò su basi moderne, trasformò un paese in parte feudale, protezionista, abituato a cedere allo straniero, in un paese democratico, liberista pur con doverosi interventi finanziari statali, con scuole e laboratori moderni, con esercito e marina rispettabili (noi in Giappone ricordiamo la crociera della regia pirocorvetta “Magenta” inviata in Giappone per stabilire relazioni diplomatiche con questo, allora, lontano paese, 1865). E’ questa modernità che va sottolineata ed il suo abile gioco diplomatico (…e militare, l’intervento nella guerra di Crimea). Se paragoniamo il piccolo regno di Sardegna che le abili manovre di CAVOUR seppero far rispettare nell’arengo internazionale, e l’Italia degradata per colpa di quei disfattisti che l’hanno avuta in mano da vari decenni, ci sarebbe da disperarci davvero. Ma è proprio il nome di CAVOUR e quello di altri quali Garibaldi, D’Azeglio, Bixio, Sella e quelli dei nostri re costituzionali che devono darci speranza. Loro hanno saputo ribaltare la situazione dopo Novara, noi in situazione ugualmente grave dobbiamo e possiamo svolgere un azione simile. Anche CAVOUR e quelli che la pensavano come lui erano una minoranza eppure riuscirono, oggi quelli che si dichiarano patrioti sono ancora pochi ma basta perseverare. CAVOUR riuscì anche perché potè avvalersi di un popolo disciplinato, laborioso, onesto che si era posto l’enorme compito di unificare l’Italia. E la vittoria gli arrise. Il Piemonte sacrificò tutto, era inevitabile forse, anche Torino, già elegante capitale eppur severo centro militare e tecnologico, divenne una città come altre ma pur sempre attiva, dignitosa, sicura fino a soffrire lo scempio degli ultimi decenni che l’hanno cancellata dalla lista delle città importanti d’Europa; agli occhi di noi italiani all’estero, città pericolosa, trasandata, simbolo di quello che oso chiamare genocidio a freddo che ha ridotto i piemontesi ad essere silente minoranza in casa loro.
Noi in Giappone, paese che aveva perduto la guerra come noi, abbiamo visto questa nazione ormai da 20 anni divenire una delle prime del mondo. I nipponici poterono far ciò grazie anche al loro patriottismo basato tra l’altro sulla loro volontà di tramandare ai giovani la storia del loro paese, sia quella nazionale sia quella a livello più limitato, di città e di borgata. Da noi invece, da decenni, i disfattisti hanno fatto scendere una cortina di silenzio sulla storia, hanno ignorato il Risorgimento, han tolto la speranza ai giovani mentre nel Risorgimento, anche in tempi durissimi, si era sempre data una visione positiva del futuro del proprio Paese. E così nei paese stranieri da me conosciuti. Ebbene, senza attendere aiuti da altri, cominciamo ad insegnare ai giovani il Risorgimento sia come epopea italiana sia piemontese. La festa del Piemonte a Cavour è solo un piccolo inizio.
Io desidererei che piemontesi in Piemonte e quelli all’estero come me – sono stato professore universitario in Giappone per 26 anni e prima all’estero per altri 18 – se condividono la mia tristezza per il degrado dell’Italia e le poche idee su esposte mi scrivessero con le loro idee e proposte. Insieme noi all’estero possiamo dare una mano. Grazie, caro Presidente e auguri di successo. Viva CAVOUR, Viva l’Italia.”
Lettera Firmata