La Rocca di Cavour
(di Alberto Merino, da L’Antenna sulla Rocca luglio/agosto 1992)
L’autore di questa poesia è un abitante di Torino, che però trascorre con la famiglia i fine settimana e i giorni di vacanza a Prarostino. Si definisce un “pacifista” che non sopporta la vita sregolata di Torino e che, appena gli impegni glielo consentono fugge da questa città e si rifugia e rinfresca nella quiete di Prarostino. Quando parla della Rocca (…di lassù con lo sguardo…) si riferisce proprio a Prarostino, poiché dal cortile di casa sua vede la Rocca e passa interi minuti ad osservarla.
Tu, simboleggiar della città,
ergi la tua presenza
nel contrastar la monotona piana.
Di lassù con lo sguardo
percorro il tuo profilo,
l’arcano mi pervade
e a parlar coi tuoi silenzi
io mi perdo.
Se la gelosa bruma t’avvolge
e a me di te ne priva la visione,
invano,
da troppo so della tua presenza.
Vanto per te,
che ai suoi piedi hai vissuto,
e con orgoglio
dal basso la miravi;
chissà che parte d’essa
or sia presa
per ricoprir
il corpo tuo inerme
e divenir così
compagna tua perenne.