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Luoghi Giolittiani

Giovanni Giolitti, nativo di Mondovì (1842) è sepolto a Cavour, dove possedeva due case. Una, la vecchia casa di famiglia, in Via Plochiù, nelle immediate vicinanze del centro, e l'altra più moderna, ai piedi della Rocca.
La vecchia casa di paese era quella dove lo statista prediligeva vivere con la sua famiglia. Era appartenuta alla madre Enrichetta, e prima ancora al genitore di lei, Giovanni Battista Plochiù, alto magistrato, procuratore generale di Torino sotto i Francesi, insignito della Legion d'Onore con diploma firmato da Napoleone e da Cambacères, compromesso con i moti del '21, esule in Francia ed infine ammesso al rimpatrio con domicilio coatto a Cavour dove la moglie possedeva questa casa.
La villa invece era appartenuta allo zio materno, Alessandro Plochiù che, nella prima metà del 1800, l'aveva fatta realizzare ampliando una piccola proprietà che, tra l'altro, comprendeva una cava di pietra.
Giovanni Giolitti vi soggiornava nel periodo estivo.
Un busto dello statista (opera dello scultore Alloati) vigila nel cortile della casa di v. Plochiù. Al primo piano la stanza in cui egli morì il 17 luglio 1928, e sul portale d'ingresso, una lapide che commemora il suo contributo al servizio dello Stato: sette volte al Governo e cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri.

Entrambi gli edifici appartengono attualmente alla discendenza diretta della famiglia Giolitti.
"…da qualche anno, cioè da quando l'onorevole Giolitti fu chiamato dal Re a Capo del Governo, la residenza preferita dal Presidente Ministro è Cavour. Specialmente quando il Parlamento è chiuso, nei periodi delle vacanze, Cavour è rammentato da tutti i giornali politici, grandi e piccini, quotidianamente!… Il Capo del Governo è in moto perpetuo, … ma gira e rigira, torna a Cavour, come la farfalla svolazza lieta attorno al lume acceso! …"
Dott. Reinhold von S. (1908)


"… Casa semplice e modesta (la casa Giolitti di Via Plochiù, n.d.r.) , tutta racchiusa da una cinta di mura. Sembra un sogno claustrale, oltre il riposo e la corona di silenzio, dove la vita non arriva che attraverso una cortina di lontananza.
Dentro e sopra la mura una loggia porta i pampini al sole: e la casa è tutta come l'uomo, tranquilla, ordinata, accogliente di ombre e di tacere.
Lo immaginiamo, qui, nei momenti più tormentosi: sempre uguale nella sua vita e nei suoi metodi: trovare in un ambiente puro la dissoluzione lenta di tutte le vicende. Il mareggiar delle folle, l'affannarsi delle grida, le improvvise ventate di sfortuna, passano nel rombo della vita lontana, Roma, il mondo…. Qui il Presidente, nella chiostra delle sue mura, sogno claustrale, sapeva attendere, e i contrasti s'attutivano, e il gran rumore delle voci e delle violenze quasi perdeva eco e i segni di tempesta sparivano nell'opalino cielo, al di su della rocca, dove tutto è azzurro…" Leonino da Zara ("L'illustrazione Italiana" 1922).


 


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